Cosa significa soffrire di Sindrome da Alimentazione Notturna?

La Sindrome da Alimentazione Notturna (NES) è un disturbo del comportamento alimentare in cui la maggior parte delle calorie viene assunta di sera o durante la notte. A differenza di altri disturbi come il binge eating, qui la quantità non è eccessiva, ma è il momento del pasto ad essere alterato. Chi ne soffre è cosciente di ciò che mangia, ma sente un bisogno irresistibile di alimentarsi nelle ore notturne.
Come riconoscere la NES? I principali sintomi
I criteri diagnostici riconosciuti includono:
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Fame intensa dopo cena, con consumo significativo di cibo.
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Risvegli notturni accompagnati da necessità di mangiare, almeno due volte a settimana.
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Ricordo lucido degli episodi (diverso da chi mangia nel sonno).
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Persistenza dei sintomi per almeno 3 mesi.
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Disagio percepito o difficoltà nel lavoro, nelle relazioni o nella vita quotidiana.
Quando il cibo diventa un rifugio emotivo: aspetti psicologici
Chi soffre di NES non cerca solo nutrimento, ma spesso un sollievo emotivo. Tra le condizioni psicologiche associate:
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Depressione: il tono dell’umore peggiora alla sera e il cibo diventa una forma di autoconsolazione.
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Ansia: legata spesso al controllo del peso o all’immagine corporea.
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Disturbi del sonno: risvegli frequenti in cui il bisogno di mangiare è dominante.
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Aumento di peso: difficile da gestire con una dieta tradizionale, poiché il comportamento alimentare è radicato in dinamiche profonde.
Cibo e vuoto affettivo: la lettura relazionale
Mangiare di notte può essere anche un modo per riempire un vuoto emotivo. Alcune persone con NES hanno uno stile di attaccamento ansioso o evitante, faticano a chiedere aiuto e usano il cibo come una carezza simbolica o una forma di protezione.
Dal punto di vista psicodinamico, questi comportamenti possono rappresentare una regressione: il cibo sostituisce temporaneamente una figura affettiva assente, offrendo una sorta di spazio sicuro, in cui la persona si sente meno sola o angosciata.
Quali sono le cure più efficaci?
Il trattamento migliore è multidisciplinare e personalizzato. Include:
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Psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT): per cambiare i pensieri negativi legati al cibo e migliorare la gestione emotiva.
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Farmaci: come antidepressivi (es. sertralina), melatonina o regolatori del ritmo sonno-veglia, solo se prescritti.
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Educazione alimentare: per ristrutturare la routine dei pasti e migliorare l’equilibrio nutrizionale quotidiano.
Una nuova prospettiva sul sintomo
La NES non è una semplice cattiva abitudine: è un messaggio emotivo che merita ascolto e comprensione. Non basta lavorare sul comportamento alimentare; è fondamentale esplorare la storia affettiva e le relazioni della persona.
Un intervento clinico attento, che mette al centro la persona e non solo il sintomo, può davvero trasformare il disagio in consapevolezza, equilibrio e benessere duraturo.