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Cosa significa soffrire di Sindrome da Alimentazione Notturna?

Cosa significa soffrire di Sindrome da Alimentazione Notturna?

Donna seduta in cucina, illuminata dal frigorifero aperto, mentre mangia patatine

La Sindrome da Alimentazione Notturna (NES) è un disturbo del comportamento alimentare in cui la maggior parte delle calorie viene assunta di sera o durante la notte. A differenza di altri disturbi come il binge eating, qui la quantità non è eccessiva, ma è il momento del pasto ad essere alterato. Chi ne soffre è cosciente di ciò che mangia, ma sente un bisogno irresistibile di alimentarsi nelle ore notturne.

Come riconoscere la NES? I principali sintomi

I criteri diagnostici riconosciuti includono:

  1. Fame intensa dopo cena, con consumo significativo di cibo.

  2. Risvegli notturni accompagnati da necessità di mangiare, almeno due volte a settimana.

  3. Ricordo lucido degli episodi (diverso da chi mangia nel sonno).

  4. Persistenza dei sintomi per almeno 3 mesi.

  5. Disagio percepito o difficoltà nel lavoro, nelle relazioni o nella vita quotidiana.

Quando il cibo diventa un rifugio emotivo: aspetti psicologici

Chi soffre di NES non cerca solo nutrimento, ma spesso un sollievo emotivo. Tra le condizioni psicologiche associate:

  • Depressione: il tono dell’umore peggiora alla sera e il cibo diventa una forma di autoconsolazione.

  • Ansia: legata spesso al controllo del peso o all’immagine corporea.

  • Disturbi del sonno: risvegli frequenti in cui il bisogno di mangiare è dominante.

  • Aumento di peso: difficile da gestire con una dieta tradizionale, poiché il comportamento alimentare è radicato in dinamiche profonde.


Cibo e vuoto affettivo: la lettura relazionale

Mangiare di notte può essere anche un modo per riempire un vuoto emotivo. Alcune persone con NES hanno uno stile di attaccamento ansioso o evitante, faticano a chiedere aiuto e usano il cibo come una carezza simbolica o una forma di protezione.

Dal punto di vista psicodinamico, questi comportamenti possono rappresentare una regressione: il cibo sostituisce temporaneamente una figura affettiva assente, offrendo una sorta di spazio sicuro, in cui la persona si sente meno sola o angosciata.

Quali sono le cure più efficaci?

Il trattamento migliore è multidisciplinare e personalizzato. Include:

  • Psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT): per cambiare i pensieri negativi legati al cibo e migliorare la gestione emotiva.

  • Farmaci: come antidepressivi (es. sertralina), melatonina o regolatori del ritmo sonno-veglia, solo se prescritti.

  • Educazione alimentare: per ristrutturare la routine dei pasti e migliorare l’equilibrio nutrizionale quotidiano.

Una nuova prospettiva sul sintomo

La NES non è una semplice cattiva abitudine: è un messaggio emotivo che merita ascolto e comprensione. Non basta lavorare sul comportamento alimentare; è fondamentale esplorare la storia affettiva e le relazioni della persona.

Un intervento clinico attento, che mette al centro la persona e non solo il sintomo, può davvero trasformare il disagio in consapevolezza, equilibrio e benessere duraturo.

 

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