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Abuso di alcol negli adolescenti: quando bere diventa un modo per fuggire da sé

Abuso di alcol negli adolescenti: quando bere diventa un modo per fuggire da sé

Nelle sere d’estate, fuori dai pub o alle feste dei licei, capita sempre più spesso di vedere gruppi di ragazzi con un drink in mano. Si ride, si scherza, si rincorre l’idea di essere “grandi”.
Per molti adolescenti il primo sorso di alcol non nasce da un vero desiderio, ma da un gesto di appartenenza: un modo per sentirsi meno insicuri, per placare l’ansia sociale o per reggere uno sguardo che intimorisce.

L’adolescenza è un tempo sospeso, fatto di slanci e crolli improvvisi, di corpi che cambiano e pensieri che non sempre trovano parole. In questo vortice emotivo, l’alcol può diventare una scorciatoia. Una strada rapida per anestetizzare la timidezza, dimenticare una delusione o assomigliare ai propri coetanei.

Molti ragazzi raccontano di bere per alleggerire un senso di tensione interiore che non sanno nominare. L’alcol, però, non è un calmante: è un amplificatore.
Abbassa le difese, confonde le percezioni, altera la capacità di riconoscere ciò che si vuole e ciò che invece si subisce.

Anche un consumo che può sembrare “normale” tra amici – qualche cocktail il venerdì sera – ha un impatto profondo sul cervello in sviluppo. Le aree deputate al controllo degli impulsi e alla regolazione delle emozioni sono ancora immature: è per questo che negli adolescenti l’alcol può diventare rapidamente un modo per fuggire da emozioni difficili, senza mai imparare a gestirle davvero.

Quando l’alcol entra nella sfera affettiva e sessuale

L’adolescenza è anche il tempo delle prime esplorazioni affettive, dei desideri ancora incerti e della paura di non essere all’altezza.
Qui l’alcol può confondere ancora di più.

Molti episodi descritti come “scelte sbagliate” avvengono infatti in un contesto di alterazione: non perché gli adolescenti siano irresponsabili, ma perché l’alcol rende tutto più sfocato.
Si perde la capacità di leggere i segnali dell’altro, di riconoscere i propri limiti, di capire se ci si sente davvero al sicuro.

È un terreno delicato, in cui corpo, identità e autostima si intrecciano. Quando l’alcol entra in scena, spesso lo fa come un ospite rumoroso che interrompe un processo già fragile.

La strada per uscire dal silenzio

Nonostante le ricerche sull’abuso di alcol tra i minorenni siano ancora poche, ciò che sappiamo è sufficiente per comprendere la gravità del fenomeno.
È una dipendenza che raramente nasce per “piacere”: nasce per bisogno.

Per molti ragazzi chiedere aiuto è difficile. A volte non sanno cosa provano. Altre volte temono di essere giudicati.
Eppure, quando la spinta a bere diventa un modo per tenere a bada ansia, tristezza, senso di solitudine o tensioni familiari, un percorso psicologico può diventare una protezione, uno spazio dove capire senza vergogna.

Parlare dell’abuso di alcol non significa puntare il dito, ma aprire un dialogo più profondo sul benessere emotivo degli adolescenti e sulle loro risorse ancora non esplorate.